A proposito di come vestirsi ad Abu Dhabi, una delle immagini più belle che ho è quella della prima volta che mi sono ritrovata ad attraversare Hamdan Street, nell’ora di punta, insieme a tante altre persone. In quel momento ho capito fisicamente il significato dell’aggettivo “brulicante”
Mi sono guardata intorno e non ne ho viste due vestite allo stesso modo.
Dishdasha bianca, che negli Emirati si chiama kandura , dishdasha color sabbia, abbaya semplice abbinata a infradito, abbaya con decorazioni abbinata a tacchi vertiginosi, abbaya sportiva abbinata a scarpe da tennis.
Ma anche tailleur da ufficio, salwar-kamees indiani e pakistani di tutti i colori, jeans e magliette, abiti di ogni foggia.
In quel momento ho avuto l’impressione di attraversare la strada con tutto il mondo.
Una gradevole impressione che, a me personalmente, fa sentire a casa.
Abu Dhabi Dress Code
Di Abu Dhabi si dice che è un Emirato conservatore ma tollerante. Solo nella Grande Moschea di Zayed, accessibile a tutti i visitatori, è richiesto alle donne di indossare, in segno di rispetto, un’abbaya, che viene fornita gratuitamente all’ingresso.
Per il resto, non esistono obblighi particolari, se non un minimo di sensibilità nei luoghi pubblici.
Per esempio sulla spiaggia, dove agli uomini sono consigliati i bermuda, mentre le donne possono indossare tranquillamente il bikini. Va da sé che tanga e topless sono decisamente fuori luogo.
Nei luoghi pubblici, come i centri commerciali, si invita a un abbigliamento che copra dalle spalle alle ginocchia incluse. Quindi no a: spalle e schiena scoperte, scollature con ampia panoramica, minigonne, pantaloncini, abiti trasparenti, “panzette” e ombelichi che fanno capolino. Quest’ultima richiesta, in particolare, è a volte ignorata da turisti ed expat. Tanto da aver indotto due ragazze emiratine a lanciare una campagna su Twitter #UAEDressCode, con l’accorato appello a rispettare i costumi locali, almeno nei luoghi pubblici.
La campagna ha sollevato un animato dibattito, riscuotendo consensi e critiche, entrambi appassionati.
Ora, tralasciamo le diatribe su quali siano i parametri minimi di buon gusto e rispetto, dovuto a un Paese ospite e a se stessi, che comunque dovrebbero essere cross-culturali. E dimentichiamo per un attimo che l’abbigliamento è un codice di comunicazione.
Consideriamo per ora solo la funzione primaria dell’abbigliamento, quella di “difesa”: vestirsi adeguatamente, in un posto con le caratteristiche climatiche di Abu Dhabi, è fondamentale, per difendersi dal caldo, dai raggi del sole e dagli sbalzi di temperatura tra esterni a quaranta gradi e interni con aria condizionata a palla. Con tutto quello che ne consegue.
Abbigliamento “smart” ad Abu Dhabi
Una delle giustificazioni più frequentemente rilevate tra gli expat in abiti minimalisti è che “ad Abu Dhabi fa caldo”.
Oggettivamente vero. Anzi, nel periodo da maggio a ottobre, ad Abu Dhabi il caldo è veramente caldo e non lo puoi capire se non ne senti la “consistenza” dal vivo. Ci sono delle giornate in cui il sole e l’aria da fornace ti prendono letteralmente a morsi.
Purtroppo, scoprendosi non solo non si ha alcun sollievo, ma ci si espone direttamente al sole e al danno dei raggi nocivi per la pelle, all’effetto disidratante dell’aria calda, al contatto diretto con superfici e ambienti perfetti per la proliferazione di batteri e funghi.
Un tipo di abbigliamento super smart sarebbe quello “tecnico”, fatto di capi con tessuti in microfibra, di quelli ad alta traspirabilità che assorbono il sudore e riescono a proteggere meglio dai raggi ultravioletti, ma non facendo tutti gli esploratori urbani o i giardinieri, ci si può accontentare del cotone e del lino che fanno egregiamente il loro lavoro.
In particolare, nella stagione torrida conviene un abbigliamento con queste caratteristiche:
- coprente e leggero, ma non inconsistente
- in fibra naturale
- ampio, per favorire la circolazione e la traspirazione
Questo tipo di abbigliamento è smart anche perché protegge dallo shock del freddo dell’aria condizionata, quando si passa dall’esterno all’interno o quando si prende un taxi.
Anzi, se fuori la temperatura è molto alta, meglio avere a portata di mano quella che mi piace definire il “carapace”, una pashmina o una maglia leggera.