La vita in scatola, in un’accezione più ampia di lock-down, non è finita: non è ancora il caso di abbassare la guardia, e ce la stiamo mettendo tutta.
Non è che nel frattempo non ci sia niente da dire, anzi il problema è come riordinare tutto lo tsunami di emozioni e di scoperte di questa vita in scatola durante e oltre il lock-down, da questo nuovo osservatorio, in questa parte del mondo.
Potrei parlarvi della piccola fiammiferaia all’estero (e “del resto, te la sei andata a cercare”). Di quella fitta che fa male e non passa: una parte importante della tua vita si sta svolgendo lì in Italia senza di te, tra zone gialle e rosse che sono d’improvviso lontanissime e inaccessibili.
Intanto qui il tuo lavoro, le tue routine, il tuo piccolo mondo, anche la lotta feroce contro il lasciarsi andare, tutto insomma sembra sgretolarsi.
E invece vi parlo di altre esplorazioni e scoperte della mia vita in scatola ad Abu Dhabi, così come me le sono appuntate man mano, pensando che ogni scoperta avrebbe meritato un post, ma poi non ho trovato le parole e ho pensato che troppe non ne servivano.
Esplorazioni in scatola e scoperte
In ordine sparso:
📌 Realizzare la coincidenza che, giusto in questo periodo, ti ha portato ad abitare tra i lavori in corso di un cimitero e un trafficato maternity hospital
📌 Le sirene per strada e il cielo improvvisamente muto
📌 L’urlo dell’alert sul cellulare che ti notifica il coprifuoco, che le prime volte ti gela il sangue e poi impari a considerare un suono benedetto
📌 Mascherina e guanti a quaranta gradi, con il sudore che cola, i ruscelli che scorrono dai guanti di plastica
📌 Mascherina e occhiali a quaranta gradi, con gli occhiali che si appannano per l’umidità, e come diavolo fai a pulirli che le mani sono a mollo nei guanti
[uhm no, non è vero che alle mascherine c’eravamo abituati dalle tempeste di sabbia degli anni passati]
📌 L’accidentale tintarella da panda
📌 Inventarsi uno “scafandro” per andare a fare la spesa e desiderare intensamente un’abaya e un niqab
📌 Inventarsi una “zona di decontaminazione” nel tuo piccolo appartamento per quando torni dal supermercato
📌 I sottopassaggi pedonali sbarrati e le panchine impacchettate
📌 La Corniche impacchettata
📌 Gli operai della municipalità che puliscono le strade, verniciano le ringhiere, curano gli alberi, piantano le aiuole, e in ogni gesto del loro lavoro, la celebrazione di riti propiziatori per il ritorno alla vita
📌 Dieci piani di scale in discesa, e dieci in salita per evitare l’ascensore
📌 Dieci piani di scale in discesa, e al mezzanino ti accorgi che hai dimenticato la mascherina
📌 Il test drive-through da un taxi, con il tassista che è più nervoso di te e ti da’ le statistiche del contagio nel suo Paese
📌 E anche la cassiera, il portiere, il collega e l’impiegato del call center ti danno le statistiche nel loro Paese, che alla fine della giornata ti senti come la mappa della Johns Hopkins
📌 “Yalla Italia ma’am”, “Yalla Italia, habibti”, e la fitta fa un po’ meno male
📌 La paura negli occhi di tutti i colori
📌 La bellezza del sorriso attraverso occhi di tutti i colori
📌 Macachi di tutte le nazionalità, spietati e indifferenti a qualsiasi pandemia
📌 Arcangeli di tutte le nazionalità, generosi e più forti di qualsiasi istinto macaco
📌 La Corniche subito dopo la riapertura, con la spiaggia divisa in cerchi, l’acqua turchese e misteriosi pennuti che venivano a farci colazione pescando in superficie
📌 La bellezza di tornare a salutarsi tra sconosciuti, che ormai sconosciuti, in qualche modo non eravamo più
📌 Arrivare sulla spiaggia nel tuo “cerchio”, poterti finalmente togliere la mascherina in sicurezza, il profumo del mare
📌 Scoprire quant’è verde Abu Dhabi, e resistere alla tentazione di abbracciare un albero di naam
📌 I runner oltre i quaranta gradi, che fino a qualche tempo prima avrebbero preso la macchina anche solo per attraversare la strada
📌 Il disorientamento dei gattini di strada e degli uccellini, e la dedizione di tutti quelli che se ne sono presi cura
📌 Ritrovarsi su un balcone, a notte fonda, a pensare come ricomporre il puzzle scompigliato della tua vita e scoprire che esistono i dirimpettai, che in tutte le lingue del mondo condividono la tua stessa inquietudine
📌 Commuoversi quando, dopo tanti mesi, per la prima volta senti di nuovo il rombo di un aereo
📌 L’Iftar online
📌 La Pasqua, il Natale e il Capodanno online
📌 I compleanni online
📌 Le live, le zoomate, le skypate, le uozzappate, la nausea da online
📌 Le live, le zoomate, le skypate, le uozzappate, e meno male che esiste l’online che come una marea ti riporta pezzi preziosi della tua vita e come per magia te ne regala di nuovi
📌 Trovarsi al buio e disorientati
📌 Trovare chi in quel buio all’improvviso ti prende per mano e danza insieme a te
📌 Sentirsi meno expat e più residente.