Socializzare dal balcone?
Anche nella socializzazione da quarantena, ‘sora Dubai è avanti: si narra di un giovane che nei primi giorni del lock-down decise di vedersi un film portando sul balcone il suo maxischermo e coinvolgendo, suo malgrado, i vicini di ringhiera che parteciparono grati alla proiezione, con tanto di bevande e pop corn, trasformandolo in un improvvisato flash mob condominiale, perfettamente conforme alle regole di distanziamento sociale.
Gli Abudhabinners stiamo più sulle nostre ma, se non per socializzare, in questo periodo abbiamo trascorso molta della nostra vita in balcone. Certo, chi ha potuto permetterselo, non trovandosi con le finestre sigillate al settantesimo piano.
Non abbiamo fatto molti flash mob. Ho memoria di grida goliardiche e fragore nei primi fine settimana di chiusura, provenienti da un compound vicino, un frastuono che risuonava così intenso nel silenzio da farsi sentire su tutta la Corniche.
E poi di uno in particolare, dedicato agli operatori sanitari, con tutti sui balconi: l’inno nazionale, il drone, gli applausi, i timidi saluti tra dirimpettai.
Poi serate di aprile dalla temperatura perfetta, l’odore di mare e di gelsomini dai balconi spalancati. Serate di “coprifuoco”, con i mezzi che disinfettano le strade, macchine della polizia, gatti stressati che bisticciano.
E nottate troppo lunghe.
Dirimpettai a specchio
All’inizio faceva capolino solo Dirimpettaio Uno, un signore sulla quarantina, lineamenti arabi, in canotta, una sigaretta dietro l’altra e la testa tra le mani di chi non prende sonno pensando a un futuro da progettare con le tessere di un puzzle scompigliato.
Poi è apparsa, al piano di sotto, Dirimpettaia Due, velata e composta, che cercava di domare l’insonnia leggendo qualcosa sulla sua tablet.
Col passare dei giorni e delle nottate, sono apparsi anche Dirimpettai Tre e Quattro, due ragazzi, forse fratelli, che almeno cercavano di ingannare l’insonnia con la “stupidera”, tenendosi compagnia con chiacchiere e risate soffocate.
E poi Dirimpettaio Cinque, insonne padre di famiglia, mitico per la precisa gestione degli spazi di casa (se di giorno vuoi sapere che ore sono guarda quale dei tre figli sta studiando sul balcone), che la sera affida al buio il suo sguardo, smarrito tra mille preoccupazioni, troppo facilmente intuibili.
All’ultimo piano, si intravedono delle splendide piante ma da lì non si affaccia mai nessuno, né di giorno né di notte, e io muoio dalla curiosità di chiedere se siano piante vere e come si faccia a mantenerle così rigogliose alla faccia dei quaranta gradi.
Di giorno, i miei dirimpettai si affacciano per lo più per fumare o per telefonare a gran voce, nelle tante diverse lingue del mondo che ormai ho imparato a distinguere. Le giornate sono scandite dall’alternanza diligente dei figli di Dirimpettaio Cinque e dalle apparizioni della signora filippina, Dirimpettaia Sei, che ammiro molto per la raffinata arte di stendere il bucato che rende il ferro da stiro un oggetto inutile (grazie Dirimpettaia Sei, non si finisce mai di imparare).
Ogni tanto, a piani alterni, qualcuno fa capolino con le cuffie, improvvisa squat e flessioni, poi si ferma, guarda verso il mare e sospira.
I dirimpettai sono naturalmente i nostri specchi, non fosse altro che per la loro collocazione “frontale”.
Ed ecco il trend di questi mesi
Tirando le somme, dopo due mesi e passa di inscatolamento, in cui sono trascorsi sottovoce anche Ramadan ed Eid, la temperatura deliziosa di inizio aprile ha lasciato il posto a un’umidità spietata, e constatiamo dall’Osservatorio che il circolo dei nottambuli in balcone, in preoccupante aumento nei primi mesi del lock down, inizia lentamente a spopolarsi nelle ultime due settimane, mentre il trend di giorno è decisamente in forte diminuzione. Speriamo non solo per le condizioni atmosferiche ma anche per piccoli miglioramenti, dalle due ore per l’allenamento fisico all’aperto alla ripresa graduale delle attività lavorative.
Insomma, si spera presto di ritornare, o di reinventare, una qualche normalità, così la notte potremo andare tutti a nanna invece di vagare per ringhiere come fantasmi. E una notte potremo pure organizzare un ultimo flash mob: affacciarci insieme da quei balconi, ringraziare tutti quelli che ci hanno protetto durante questo incubo e cacciare uno strillo liberatorio, che mi immagino uguale in tutte le lingue del mondo.